Intervista a Stefania Piccolo sul progetto “La grande bellezza” vincitore del Premio “Patrimoni Viventi” (CUEBC)  e “best practice” nazionale selezionati dal Ministero per l’Istruzione e la Ricerca” da parte di Sara Borriello autrice della rivista “Napoli a teatro”.

Ci era stato comunicato che l’11 marzo avremmo dovuto presentarlo, con uno spettacolo, al Teatro Augusteo di fronte al Ministro Azzolina. Il Governo aveva inteso il valore de “La Grande Bellezza” che è riuscito a mettere insieme molte discipline conferendo ai ragazzi un carico esperienziale enorme dato dal coinvolgimento di artisti, artigiani, familiari e professionisti. Il Covid ha bloccato la possibilità di presentarlo in teatro, come anche quella di presentare una parte del progetto tra le strade di Salerno in un momento di confronto con altre otto scuole della Campania. A settembre decisi di contattare per sapere se, nonostante l’impossibilità della cerimonia fosse stato possibile ricevere almeno degli attestati per i ragazzi, e mi dissero che stavano ultimando le selezioni di PON Eccellenza e che se avessi aspettato ci sarebbe potuta essere una vera e propria premiazione. Così fu che ci comunicarono che il nostro progetto sarebbe stato presentato alla Commissione Europea come Best Practice nazionale, Migliore PON di innovazione sociale che ha saputo creare un collegamento solido tra scuola, impresa culturale ed impresa commerciale.

La domanda che mi ponevo e rivolgevo ai ragazzi è stata “Che cos’è la bellezza?”. E’ importantissimo comprendere che da territori periferici e degradati sono usciti dei lavori molto belli. I ragazzi stessi, attraverso la fotografia, la mappatura del territorio o attraverso il lavoro teatrale che abbiamo svolto vicino a monumenti abbandonati, si sono resi conto che anche nelle cose incustodite si nasconde il bello perché è lo sguardo che è bello. E’ importante capire l’essenzialità del prendersi cura di qualcosa di cui nessuno si prende cura. Più il territorio è abbandonato mi viene da dire, più il terreno è fertile perché ci sono i presupposti per riuscire a trasformarlo.

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