Conosciuta per il suo legame indissolubile con il teatro sin da giovanissima, Federica Flibotto, arteterapeuta in formazione (oggi arteterapeuta), ci racconta il suo percorso e l’incontro con Officinae Efesti, un’associazione che ha saputo catturare la sua attenzione con la sua proposta innovativa e coinvolgente.
Ciao Federica, puoi presentarti? Chi sei e cosa fai? Come hai conosciuto Officinae Efesti e perché e quando l’hai scelta per le tue 100 ore di tirocinio finali del tuo percorso di studi di arteterapia con l’Istituto CREA di Napoli?
Mi chiamo Federica Flibotto, ho 29 anni sono nata e cresciuta a Sessa Aurunca (CE). Fin da piccolissima il teatro è sempre stato il mio “posto sicuro”. Dagli 8 ai 18 anni nella compagnia di teatro amatoriale Aurunkatelier, guidata dal professore Tonino Calenzo, poi l’Accademia d’Arte drammatica del Teatro Bellini di Napoli sotto la direzione di Danio Manfredini. Con l’avvento del Covid-19 decido di affiancare un altro percorso di formazione, umana e professionale, presso l’Istituto CREA di Napoli per diventare arteterapeuta. Nel 2022 mi masterizzo come Creative Mentor for Employability.
Nel 2023 per ottenere 250 ore di tirocinio necessarie per il conseguimento della qualifica come arteterapeuta mi metto alla ricerca di realtà che potessero avere un “lessico comune” al mio o che mi potessero fornire punti di vista diversi. Ho iniziato a seguire il profilo Instagram di Officinae Efesti, ricordo di essere rimasta particolarmente colpita dai contenuti proposti. Il workshop “Empatia e memoria emotiva”, l’incredibile lavoro di “happening of human books” per citarne alcuni, mi hanno spinta a contattare Stefania Piccolo che ho trovato fin da subito professionale e disponibile.
Come ti sei trovata nel primo workshop insieme, ovvero “Respiri Segreti” condotto da Stefania Piccolo e Claudia Calcagnile presso il Giardino Segreto di Roccaromana? Hai sentito di aver raggiunto le tue aspettative? Cosa hai imparato da questa esperienza di teatro fisico e canti interiori in natura?
Quando mi è stato proposto di partecipare al workshop in forma residenziale, per di più in un luogo come Il Giardino segreto di Roccaromana, dove la “padrona di casa” è una mia ex compagna di Accademia Maria Guida mi ha resa fin da subito entusiasta.
La possibilità di osservare un gruppo che condivide non solo il lavoro ma anche momenti conviviali è sempre prezioso e stimolante perché sento che questo “piccolo ritiro” dal mondo, creando uno spazio e un tempo comune sia indubbiamente una delle forme più valide per vivere un’esperienza piena.
Non avevo aspettative, nel senso che non ne ho mai, cerco di vivere ogni esperienza per quello che è per quello che ha da dare, con occhio neutro e cuore aperto. Ho avuto modo di osservare due conduzioni diverse, quella di Stefania e quella di Claudia Calcagnile, in una cornice comune e con un gruppo comune ed è stato illuminante. Di quella esperienza quello che sento di essermi portata a casa non sono gli strumenti pratici, i canti interiori in natura, il lavoro di teatro fisico poiché vanno praticati a lungo anche solo per poterne parlare. I canti, nello specifico, sono stati un’esperienza travolgente.
canto interiore ai Respiri Segreti
Ciò che realmente porto con me è la grande attenzione di Stefania al gruppo, il lavoro che ha saputo condurre in sinergia con l’ambiente (la natura come gli spazi comuni), la sua capacità di mediare anche quando i punti di vista divergono.
Ci piacerebbe sapere di più sulla tua presenza come “interprete” nel percorso “Social theatre” sull’isola di Procida ideato dalla Cooperativa Immaginaria di Benevento e con Stefania Piccolo tra i docenti della formazione per 20 giovani europei. È stata una sfida lavorare con partecipanti così diversi per nazionalità? Come hai trovato la collaborazione con i partner internazionali?
Una sfida, sì, e che sfida! Non è stato semplice impegnarmi nell’interpretariato. Sentivo una grande responsabilità, perché ogni parola scelta da Stefania per condurre l’esperienza era densa di significati. Ed è stato interessante vedere quanto, nonostante i differenti idiomi, sia stato comunque possibile usare il teatro come “lingua comune”. Avere la possibilità di scambiare opinioni con ragazzi e ragazze di culture così diverse tra loro è stato un po’ come viaggiare. Quindi, esperienza impegnativa, certo, ma carica di doni.
La lettura dei materiali di progettazione di Officinae Efesti e la collaborazione alla traduzione/interpretariato con la Fondazione Moleskine per il fondo “Pionieri Creativi 2023” sembrano attività molto interessanti. Come è stata questa esperienza? Hai avuto l’opportunità di imparare qualcosa di nuovo?
Prima di Officinae Efesti tutto ciò che riguardava la progettazione mi era totalmente sconosciuto ed alieno. Se l’arte è il sogno la progettazione è l’impalcatura necessaria alla sua realizzazione. Entrare in contatto con la Fondazione Moleskine, poi, è sicuramente una delle esperienze di cui sono maggiormente grata all’organizzazione. Chi decide di intraprendere un percorso artistico, spesso, può sentirsi incredibilmente solo ed incompreso nelle “battaglie” quotidiane. Scoprire l’esistenza di questa rete di contatti (i Pionieri e non solo) è stata una boccata d’aria. È stato come aprire una finestra e trovarsi di fronte una community larghissima, persone che hanno a cuore le stesse cose, che con il loro lavoro sembrano dire: “Ci siamo e siamo più di quanto credi”.
Ci piacerebbe anche sapere di più sulla tua esperienza formativa su un progetto di Europa Creativa ovvero la Carovana Ljubljana 2024 di IETM e sulla visione della scena artistica slovena. È stata un’occasione privilegiata per te essere coinvolta ? Hai trovato stimolante conoscere nuovi contesti culturali e artistici?
Sono rimasta piacevolmente sorpresa dal grande fermento artistico sloveno e dei paesi dell’Est in generale. Credo che, al di là delle disquisizioni tecniche che si possano fare, ciò che realmente ho trovato d’ispirazione è il grande legame con il proprio contesto socio-politico. I contenuti di buona parte degli spettacoli avevano tutti una grande insegna a neon che diceva “URGENZA”. Il teatro diventa un megafono per parlare di questioni che riguardano tutti e tutte non solo gli artisti in scena. Il privilegio è stato poter essere testimone non solo dell’arte per l’arte ma dell’arte a servizio di qualcosa e quel qualcosa è il bene comune.
Vorrei chiederti delle tue impressioni sul workshop di febbraio 2024 “Empatia e Memoria Emotiva” con alcuni bambini autistici e non nel suo aspetto pedagogico.
Non essendo una pedagoga teatrale cercherò di essere più onesta possibile nei limiti delle mie competenze. Si sente spesso parlare di integrazione, ci si riempie la bocca con questa parola, ma poi si creano attività divisive e ghettizzanti. Ciò che ho potuto costatare nella conduzione di Stefania Piccolo è che non è necessario adeguare le attività perché all’interno di un gruppo ci sono elementi neurodivergenti, e questo è quello che considero vera integrazione. “Basta” restare in ascolto con le necessità dei singoli elementi del gruppo.
https://efesti.org/workshop-di-officinae-efesti-per-bambini-empatia-e-memoria-emotiva/
Infine cosa pensi di questa opportunità del corso di comunicazione social tenuto da Rosa Lo Monte e sostenuto da Officinae Efesti? Come hai trovato questo corso? Ritieni che ti abbia fornito nuove competenze utili per il tuo futuro professionale?
Rosa Lo Monte, oltre ad aver strutturato delle lezioni semplici ed intuitive anche per neofiti, ha avuto la capacità di rendere chiaro cosa realmente conta nella comunicazione in generale, non solo quella social. Sicuramente avere qualche skills in più, per chi come me si avvia alla libera professione, è fondamentale.
Mi piacerebbe anche sentire il tuo parere sulla gestione delle attività da parte di Officinae Efesti e di Stefania Piccolo. Come valuti il lavoro svolto nel complesso, seppur sia stata con loro solo per 100 ore e poco piú?
L’esperienza umana e professionale a contatto con Stefania è stata preziosa, perché variegata e trasversale. Queste 100 ore con Officinae Efesti vanno ad integrarsi con altre 150 ore in realtà totalmente diverse (una cooperativa sociale ed un teatro off) e a 1200 ore di formazione con esperti. Questo mi ha permesso una visione meno settoriale e più ampia delle meccaniche di questo grande mondo che è il terzo settore. Sicuramente l’organizzazione di management culturale può fornire innumerevoli strumenti di formazione, dalla progettazione alla pedagogia teatrale. Per me è stato interessante capire cosa di questi strumenti fosse attinente e\o utilizzabile nel mio ambito: la relazione d’aiuto.
Vuoi aggiungere altro rispetto ad Officinae Efesti?
Un più che dovuto Grazie a Stefania Piccolo per avermi concesso un’esperienza così variegata in un arco temporale così concentrato. Porto con me la capacità di Officinae Efesti di essere a servizio della comunità, la grande resilienza in un periodo storico tutt’altro che facile, l’indiscussa abnegazione al lavoro conservando sempre i propri principi. Grazie, grazie, grazie!